27/10/2003 ~ DAY #2


Dio ha creato la preghiera; poi l'uomo ha fatto baccano con tutte le lingue, ma l'impressione e' che qui a Taize' sia stato inventato lo scotch. Dio comunque ci ha fregati tutti, perche' per Lui le lingue non sono un problema!
Nella mattinata, abbiamo avuto l'introduzione biblica e poi ci siamo divisi in gruppetti. Il mio comprendeva due ragazze svedesi, una coppia di Riga (Lettonia), sei tedeschi ed ovviamente me. Proveremo a parlare inglese, non tutti lo sanno. Piu' tardi al lavoro useremo le mani, ma qualche parolina con gli svedesi dovro' pur averla... inglese, pensaci tu!
Le preghiere sono cantate, noto che non si comincia nemmeno col segno di croce. Un pannello elettronico segnala il numero del canto sul libretto, cosi' la gente evita di bisbigliarsi il numero in una mezza dozzina di lingue diverse, e alla fine si ripete lo stesso canto per un certo numero di volte. Due, tre, quattro minuti... chi non lo conosce, si adatta e lo impara strada facendo. Alle 14:00 ci saranno le prove di coro, eventualmente, per quelli che volessero approfondire la conoscenza di questi canti; purtroppo, per oggi so gia' che non potro' andarci. Infatti, dopo aver scritto qualche cartolina e comprato qualche souvenir (bellina, la pietruzza bianca...), ho visitato brevemente la sorgente di St. Etienne ed alle 15:00 ho iniziato il servizio in cucina.
A cena approfondisco la conoscenza degli americani, John e Sarah di Chattanooga, Tennessee, incontrando poi anche persone di altre nazioni: Slovacchia, Polonia, Nuova Zelanda, Australia, oltre agli immancabili francesi, tedeschi e svedesi.
Il giorno, comunque, finisce sempre qui, in chiesa, con la preghiera serale. Ho gia' imparato a non farmi sorprendere dalle campane di Taize', a farmi trovare in anticipo dove serve. Anche perche' qui siamo circa 1200, essere puntuali significa trovare la chiesa quasi piena e dunque sedersi verso il fondo dove c'e' sempre piu' caos che altrove. Quando alla fine della preghiera se ne va frére Roger, inizia il caos delle uscite: una buona meta' dei ragazzi resta a continuare l'adorazione, gli altri si alzano e si avviano alle uscite creando dieci minuti di mancato silenzio. Quanto a me, ne approfitto per avanzare un po'.
A fine preghiera, colgo l'occasione per avvicinare un frére: non mi ha detto il nome ma ha riferito di essere del Portogallo. La cosa buffa e' che piu' avanti sapro' di lui che parla l'italiano, mentre io ero gia' li' ad arrangiarmi con l'inglese.
Il Grande Silenzio delle 23:30 mi trova gia' nel buio della mia camera, a letto.

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